L’Italia non è un Paese corale, ha sempre avuto una tradizione solistica, quando
autori come Bach e Handel componevano corrispondendo delle realtà sociali
molto collettivizzate come quella tedesca e inglese, in Italia c’era lo sfarzo del
solismo. Anche i cori di Vivaldi erano un unicum. Bisogna risalire a Giacomo
Carissimi per trovare quella coralità che poi era molto legata al senso ecumenico,
della Chiesa. Per quanto riguarda il presente, rispetto ai recenti anni settanta,
quando c’è stata una esplosione di energia e di dialogo attraverso la musica
corale, oggi i cori sono disertati; lo vedo già nella scuola, dai bambini agli
adulti, si fugge! Si fugge da quella responsabilità perché coralità nella musica
significa responsabilità tout court, in tutti i sensi. Perché la musica è quella alta
disciplina, come dicevano gli antichi Greci, che coincide con gli atteggiamenti
dello spirito e si tratta di solidarietà in tutti i sensi: sia nobile, artistica e solidarietÃ
della dedizione. Questo, con i nostri gruppi riusciamo a farlo ancora oggi,
per sollecitare anche altri. Nel nostro gruppo si canta e si compone, ci sono
tantissimi cantanti. Questo dona felicità a noi e agli altri.
Alessandro Anniballi